Puglia, fine '800. Dopo la morte del padre, il piccolo Giuseppe Di Vittorio è costretto a lavorare come spaventacorvi assieme ai braccianti di Cerignola per sostenere i bisogni della famiglia. Sfruttato dai marchesi Rubino-Rossi, maltrattato dai padroni della terra, assiste impotente all'uccisione di un amico, colpevole di aver chiesto un pezzo di pane in più da mangiare. Malgrado la giovane età, comincia a fare tesoro dei dolori e delle perdite subite, e da semianalfabeta si trasforma poco a poco in un sindacalista rivoluzionario, difensore dei diritti dei lavoratori e della dignità umana. Bersagliere a Monte Zebio, comunista al fianco di Gramsci e Togliatti, combattente antifascista durante la guerra civile spagnola, incarcerato dai nazisti a Parigi e poi liberato dai partigiani, Di Vittorio è stato anche combattente tra le file delle Brigate Garibaldi. Ed ha continuato a lottare per l'unione di comunisti, socialisti e democristiani in un unico sindacato, la Cgil.